Leggere prima di leggere, appassionare i bambini alla pratica della lettura.
I bambini mi osservano, sanno che scrivo libri: sono incuriositi. Parlo di come è nato il mio primo picture book: episodi quotidiani, vicini alle loro esperienze. Poi apro il libro. Ogni mossa è studiata, ho poco tempo per conquistarli. Vado in scena. Il mio compito è vincerli alla causa della lettura: non si fanno prigionieri, io stesso non sarò fatto prigioniero. Occorre evitare soluzioni troppo rodate, potrebbero portarmi ad abbassare la guardia. Ci vuole adesione totale al testo e questa per me avviene con un salto nel buio. Riuscirò a convincere me stesso? Riuscirò a farmi agganciare? Se mi viene da ridere è un buon segno. Se mordo il freno ma riesco a trattenermi dal correre è un buon segno. Se le parole mi si impastano in bocca travolte dall'emozione è un ottimo segno. Ora posso soffermarmi sui loro sguardi, stringere alleanze. Progressivamente la narrazione si fa corale: sono sempre io che leggo ma i tempi, i modi, le strategie ora le stabiliamo insieme. A volte la storia deraglia, pare sgangherarsi, farsi travolgere eppure è sempre lei a mantenere il controllo e a guidarci fino all'approdo certo dato dalla parola FINE.
Chiudo il libro. Una breve pausa, come a cercarci con gli occhi. Ci siamo tutti? Allora ripartiamo! Fino al naturale esaurirsi della cosa. Saluti.
La mia speranza è che la febbre della lettura abbia attecchito bene, che torni a farsi sentire anche a distanza di giorni. Perché se continuerà a covare, alimentandosi di ogni genere di racconto scritto o orale che incontra, prima o poi evolverà nel bisogno di leggere autonomamente. I sintomi del contagio saranno: irrequietezza durante l'ascolto delle letture e incapacità di trattenersi dal prendere il posto del narratore.
Accadrà allora un giorno che un bambino vorrà "leggere" lui stesso alla classe un libro conosciuto insieme. È il momento di spostarmi di lato e dare una mano a girare le pagine o semplicemente di trovarmi un posto tra gli ascoltatori. Gli occhi adesso sono puntati sul nuovo narratore. Silenzio di attesa. Il bambino comincia a leggere con una lentezza inaudita: si gusta le immagini, cerca di ricordare le esatte parole. Ma sei matto? Così te li perdi! Una parte di me scalpita impaziente. Mi guardo attorno in cerca delle avvisaglie dell'imminente catastrofe. Ma i volti sono tutti rivolti in direzione del libro. È stato stretto un muto accordo: nessuno violerà quel silenzio se non per rivolgere una osservazione precisa e circostanziata al narratore.